Il Duca bianco... Heroes di libertà!

#consiglidimusica, a cura di Davide Bonetti*

“Ich bin ein Berliner”, ovvero “Io sono un berlinese” sarebbe diventata una delle frasi più iconiche della presidenza di Kennedy, e dell’intera guerra fredda.
Siamo al 26 giugno del 1963, cinque mesi prima che Lee Harvey Oswald, dal sesto piano della Texas School Book Depository di Dallas esploda tre (quattro?) colpi dal suo Mannlicher-Carcano modello 91 acquistato per corrispondenza. 

Solo due anni prima, a Berlino, era stato eretto il Muro che avrebbe diviso l’Europa e, simbolicamente, il mondo, per 28 anni…
“Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole Ich bin ein Berliner!”. Il richiamo alla libertà appare evidentemente strumentale, e ben rappresenta a mio avviso la “filosofia” che ha sempre ispirato la politica estera a stelle e strisce, di parte repubblicana come di parte democratica: presentarsi agli occhi del mondo come paladini della democrazia e della giustizia, come pretesto per mascherare interessi economici perseguiti con qualsiasi mezzo, anche il più nefasto. Ne sia prova, tra le altre, la disastrosa spedizione alla Baia dei Porci, a Cuba, nel luglio 1961, lanciata proprio durante i primi mesi della presidenza di JFK nel tentativo di rovesciare Castro, una delle tante ingerenze degli USA nella politica di altri stati sovrani.

Un valore simbolico, iconico, che per motivi diversi ha assunto anche il brano di oggi, composto da David Bowie e da Brian Eno e pubblicato nel 1977.
In forte crisi creativa e personale, il “Duca Bianco” si trasferisce a Berlino e scrive “Heroes”, e le canzoni che andranno a comporre l’album omonimo.
Un arrangiamento tutto sommato convenzionale (pianoforte, basso elettrico, chitarra ritmica e batteria), ma impreziosito dal sintetizzatore di Eno e dalla chitarra di Robert Fripp fa da cornice a immagini fortemente evocative e simboliche: “ricordo che stavamo vicino al muro, e i fucili sparavano sopra la nostra testa. E ci baciammo, come se nulla potesse cadere”.

Bowie non poteva nemmeno immaginare che una manciata di anni dopo il Muro sarebbe caduto davvero: e se – crediamo – è esagerato attribuire a quel singolo evento un valore più che simbolico (ben altri e profondi erano i processi storici in corso), esso resta a monito della fragilità, della caducità e della mutevolezza delle istituzioni e delle opere umane.

Ascolta il brano: https://www.youtube.com/watch?v=YLp2cW7ICCU&fbclid=IwAR09ngyM7Q4K7SsaL_pny93gHWbiPigQljuboToYNSJo7oYj54T3oisDXQQ


*Coordinatore settore Musica Violet Moon