London Callin: quando i Clash cantarono la rivoluzione... 

#consiglidimusica a cura di Davide Bonetti*

Dal 23 al 27 febbraio 1917, secondo il calendario giuliano allora vigente in Russia, dall'8 al 12 marzo in base al calendario gregoriano: bastano pochi giorni, meno di una settimana, per spazzare via l'Impero zarista e per scrivere uno dei capitoli più significativi della storia del XX° secolo, il "secolo breve" che secondo l'autore di questa definizione, lo storico inglese Eric Hobsbawm, si conclude – nel 1991 – proprio con la fine ingloriosa di quel grandioso e per molti versi tragico "esperimento sociale" che è stato il sistema sovietico, il cosiddetto "socialismo reale".

Esperimento per il quale febbraio è un mese cruciale, anche perchè il 21 del mese, nel 1848, viene pubblicato a Londra quello che sarebbe diventato in breve il testo di riferimento dei rivoluzionari di tutto il mondo.
"Proletari di tutti i paesi, unitevi!": così si conclude il Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels, i quali se affidano a altre opere (Il Capitale, Per la critica dell'economia politica, Anti-Duhring) la definizione e l'approfondimento scientifico di alcuni concetti-chiave della loro teoria economica, concepiscono questo breve scritto – commissionato dalla Lega dei Comunisti – come libello programmatico, vademecum di "istruzioni per l'uso" per gli oppressi dal capitalismo, nel quale declinano le tappe che attraverso la lotta di classe dovranno condurre alla dittatura del proletariato, fase intermedia verso la piena realizzazione del socialismo e verso un mondo finalmente equo in cui le aspirazioni e le inclinazioni di tutti gli uomini potranno trovare libera espressione.

Fino a questo punto abbiamo usato i termini "Socialismo" e "Comunismo" con una certa disinvoltura, quasi fossero alternativi, intercambiabili: il che è abbastanza vero almeno fino a quando l'altra rivoluzione russa del 1917, quella passata alla storia come Rivoluzione d'Ottobre (novembre, a seconda del calendario) approfondisce irrimediabilmente il solco tra le due anime della socialdemocrazia europea, l'una riformista, incline al compromesso con la borghesia nell'ottica della conquista progressiva di sempre maggiori libertà e diritti da parte del proletariato; l'altra massimalista, rivoluzionaria, che vede proprio nel proletariato la forza propulsiva capace di sovvertire l'ordine sociale, accelerando un processo che secondo la marxiana concezione materialistica della storia è in qualche modo insito nell'evoluzione del capitalismo e dovrà portare alla sua crisi e infine al suo superamento.

Con la "Rivoluzione d'Ottobre" (quasi indolore, la rivoluzione di febbraio aveva già deposto i Romanov e istituito un governo provvisorio borghese-socialdemocratico) si compie definitivamente la frattura tra riformisti e massimalisti, tra menscevichi e bolscevichi, tra socialisti e comunisti, ed è la visione (e la dottrina) di questi ultimi a imporsi, soprattutto dopo il 1922 (nascita dell'Unione Sovietica), in maniera diretta e sotto forma di ortodossia calata dall'alto nei Paesi della sfera di influenza dell'URSS, in modo indiretto sulla socialdemocrazia dell'Europa occidentale, che dopo l'Ottobre 1917 non può più esimersi da una presa di posizione, da una netta scelta di campo: rivoluzione, o compromesso.

Ci saranno forse altre occasioni per parlare delle sorti di quello che poc'anzi abbiamo definito un "grandioso e per molti versi tragico esperimento sociale", per analizzare le cause del suo fallimento e per metterne in luce l'eredità positiva.

Quasi una libera associazione di idee, piuttosto che una disamina di brani esplicitamente dedicati a questa o altre rivoluzioni, è all’origine della scelta del pezzo musicale di oggi. 

Pubblicata alla fine del 1979, è una delle canzoni di punta di London Calling, per molti (noi compresi) il miglior disco dei Clash. “The Guns of Brixton” ci catapulta in un milieu urbano sottoproletario e degradato, che oltre alla miseria deve fare i conti con la brutalità della polizia: “quando ti sfondano la porta a calci, come la metti? Esci con le mani in testa, o col dito sul grilletto?”.

Musicalmente, il brano inaugura la svolta terzomondista dei Clash, evidente nei dischi successivi (Sandinista) e che ispirerà l’intera carriera solista di Joe Strummer: il basso prominente e ossessivo (suonato dall’autore, Paul Simonon) costituisce l’asse portante di un arrangiamento dub-reggae “sporcato” da elementi rumoristici e “concreti”. Ed è proprio l’incedere sospeso, incerto, tipico della ritmica in levare a sottolineare, per quello che ci interessa qui, la doppia chiave di lettura del testo: le “pistole di Brixton” a cui “dovrai rendere conto” oggi sono nelle mani degli oppressi e dei rivoluzionari, ma domani (la storia del “socialismo reale” purtroppo ce lo insegna) armeranno una nuova reazione e una nuova repressione, quella del Partito, che da strumento per la realizzazione del socialismo si trasforma in Entità fine a sé stessa, burocratizzata e stagnante, votata esclusivamente alla propria autoconservazione.

*Coordinatore settore musica Violet Moon

Ascolta il brano: https://www.youtube.com/watch?v=JcW8VNwYvL0