Simple Minds - "Mandela Day": the story

#consiglidimusica, a cura di Davide Bonetti *

18 luglio 1918, 102 anni fa esatti. A Mvezo, un villaggio situato nel sud-est del Sudafrica, nella regione di Umtata, sulle rive del fiume Mbashe, nasce Nelson Rolihlahla Mandela. Una delle figure più iconiche del ventesimo secolo, è assurto a simbolo della lotta contro la segregazione razziale e per il pieno riconoscimento dei diritti delle genti “di colore”, ma la sua statura morale, la sua battaglia indefessa (per la quale ha passato buona parte della propria vita in carcere) e il suo carisma lo collocano nell’olimpo dei fautori della libertà dell’uomo in generale, idealmente al fianco di figure-simbolo quali Gandhi, Che Guevara, Martin Luther King, Madre Teresa; guerrieri su fronti diversi, ma accomunati da un’attenzione ai deboli, agli ultimi e agli oppressi che ne fa (o dovrebbe farne) ancora oggi esempi da studiare e da imitare.

Il carcere, dicevamo… “Madiba” (suo nomignolo nella tribù di appartenenza) vi trascorse più di un trentennio. Arrestato nel 1963, quando aveva già deciso di appoggiare la lotta armata contro l’apartheid, fu condannato all’ergastolo l’anno successivo con l’accusa di sabotaggio e cospirazione e, dopo aver rifiutato nel 1985 un’offerta di libertà condizionata in cambio della rinuncia alla lotta armata, fu rilasciato l'11 febbraio del 1990, anno in cui fu insignito del Premio Lenin per la pace (il Nobel arriverà tre anni più tardi). In un discorso tenuto il giorno stesso della sua scarcerazione, rinunciò alla prosecuzione della strategia violenta e, eletto Presidente del Sudafrica nel 1994, scelse di non vendicarsi dei suoi aguzzini, in favore di un processo di riconciliazione e pacificazione che rappresenta uno dei suoi lasciti morali e politici più significativi, e che ha tracciato la “road map” per altre lotte di liberazione, a cominciare da quella dello Sinn Féin irlandese contro il governo britannico.

Pochi giorni fa è scomparsa Zindzi, terzogenita di Madiba e attivista contro il razzismo, nel solco dell’eredità di suo padre. La musica ha avuto un ruolo importante nella vicenda di Mandela, sia perché ha contribuito a catalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale verso la sua condizione di carcerato, svolgendo un ruolo non secondario nelle dinamiche e nei fatti che hanno condotto alla sua liberazione, sia perché ha rappresentato un veicolo delle sue idee e delle sue battaglie, permettendo di far conoscere il suo pensiero a livello globale. I The Specials con il pezzo ska “Nelson Mandela” furono tra i primi a portare il caso in Occidente; gli artisti uniti contro l’Apartheid, tra cui gli U2, Bob Dylan e Bruce Springsteen, scrissero una canzone per una campagna di boicottaggio contro il resort sudafricano “Sun City” in cui solo i bianchi potevano assistere alle esibizioni musicali organizzate; Johnny Clegg con “Asimbonanga”, che in lingua zulu significa “non l’abbiamo visto” si riferiva all’ingiustificata prigionia di Mandela; l’artista sudafricano oppositore del regime, Hugh Masakela, contribuì alla causa con “Mandela (Bring Him Back Home)”… ma la lista dei brani e degli artisti che se ne sono occupati è lunghissima.

Difficile, quindi, scegliere UNA canzone per “parlare in musica” di Madiba, ma una delle più rappresentative (e di maggiore successo) si trova senza dubbio su “Street Fighting Years” dei Simple Minds, la band scozzese capitanata da Jim Kerr che su questo album del 1989, forte di una produzione raffinata fino a sfiorare il manierismo, scende in campo apertamente per la liberazione del leader sudafricano (“Mandela day”), rende omaggio a Stephen Biko, altro eroe della lotta contro l’apartheid, che diede la vita per le sue idee (“Biko”, cover di un bellissimo brano di Peter Gabriel), e traccia un “fil rouge” che dal carcere di Robben Island, in Sudafrica, conduce fino all’Irlanda dei Troubles (“Belfast child”); forse, ci piace pensare, a ribadire che i guerrieri come Nelson Rolihlahla Mandela hanno combattuto battaglie che, nate nei ghetti, hanno assunto una dimensione universale, non conoscono confini geografici, e riguardano l’umanità intera.

Ascolta il brano: https://www.youtube.com/watch?v=7vhhTvcLoRw

*Coordinatore settore Musica Violet Moon