i passi della memoria
“I passi della Memoria” è una produzione nata da un progetto laboratoriale: far incontrare due veicoli artisticamente complementari come la danza e la recitazione. Non è propriamente uno spettacolo di danza e non è neppure uno spettacolo di teatro. E’ un teatro danza le cui componenti si penetrano e si intrecciano in ogni passaggio. I produttori hanno lavorato sul tema della Shoah, mixando in un unico contenitore artistico danzatori e attori, facendo in modo che i corpi recitassero e i narratori fossero presenze in movimento sul palco dello spettacolo. Coreografie e sceneggiatura sono nati, così, all’unisono, come fossero uno la gamba destra e l’altro la gamba sinistra dello stesso corpo. Non solo. Il brutale dramma della Shoah è stato caratterizzato al femminile (nell’assistere agli spezzoni di spettacolo lo spettatore sembra proiettato nelle squallide baracche del campo femminile di Birkenau…) ed è stato focalizzato rispetto ad alcune tematiche che non sempre i capolavori di Memoria riescono a mettere in luce: le passioni delle donne, la solidarietà fra esseri umani ridotti a vermi, il lavoro duro quanto inutile e strumentale al folle progetto di de umanizzazione del nazismo. In un’ora abbondante e in un crescendo di emozioni, l’obiettivo dello spettacolo non è quello semplicemente di Fare memoria, ma diventa quello di Ridare memoria, rendere cioè l’umanità a coloro alle quali l’umanità venne brutalmente tolta.

Teaser
Lo spettacolo

Lo spettacolo si sviluppa in circa 70 minuti. L’incipit è rappresentato dall’uscita “a schiaffo” e a sipario chiuso, di un attore che indossa la divisa delle SS e che richiama le leggi razziali italiane del 5 settembre 1938. E’ un incipit “violento” dal punto di vista scenico sia nella veste che nell’impatto dell’enunciazione (l’attore urla senza microfono come accadeva per i gerarchi). Dopo le leggi, viene enunciata l’ordinanza di polizia numero 5 della RSI in cui si privava della cittadinanza gli ebrei e se ne decretava l’arresto. Il gerarca, in seguito a quell’ordinanza, chiama i nomi delle protagoniste ballerine che (sedute in platea), una alla volta, al sentire il loro nome, escono e si dirigono sul palco indossando abiti degli anni 50 e portando con sé valigie di quel periodo. In questo modo creano scompiglio fra il pubblico, ma quello è proprio l’obiettivo scenico: stupore e scompiglio, insicurezza. I nomi sono veri e autentici di persone deportate realmente dall’Italia ai campi di sterminio nazisti, frutto della precisa ricostruzione storica del testo. Tali nomi troveranno riscontro nella scena finale dello spettacolo. Vengono eseguite due coreografie (“Le valigie” e “Il ghetto”) mentre l’attore principale, che interpreta la memoria, narra fatti, aneddotti e situazioni reali di quelle donne (i testi sono tratti da testimonianze autentiche e riscritti unicamente per motivi scenici, preservandone il valore e l'autenticità storici). Seguono la coreografia “Le scarpe” e “Le Kapò”. La prima richiama la folle distribuzione di abiti e scarpe a caso nei campi della morte, a quelle deportate che non venivano selezionate immediatamente per la camera a gas: scarpe spaiate, troppo stretto o troppo larghe... abiti leggeri d'inverno e pesanti d'estate... La seconda dipinge la cattiveria di quei prigionieri ai quali venne affidato potere di vita e di morte su loro simili e che a tratti divennero più brutali delle SS. Nel cuore dello spettacolo va in scena la coreografia più struggente (“La solidarietà”), che narra dell’aiuto vicendevole fra donne ridotte allo stremo, con le ballerine che sul palco danzano recitando sulle note di “People help the people” in un mix di dolecezza e brutalità che impressiona e commuove allo stesso tempo. Immediatamente successivo il passaggio alla coreografia “Edith” (la storia vera di Edith Eva Eger, giovanissima ballerina ungherese deportata ad Auschwitz, che si salvò per essersi guadagnata qualche razione di pane aggiuntiva da Josef Mengele, ballando per lui e per gli altri nazisti i brani di Strauss, autore che i nazisti amavano). E’ l’unico assolo dello spettacolo, sulle note del “bel Danubio blu” (vicenda vera narrata da Edith nella sua biografia “La scelta”). In crescendo si va verso il finale con la coreografia “Il lavoro inutile” che ricorda i 186 gradini di Mauthausen e la famigerata “scala della morte”, fino a “le stelle” coreografia dalla quale, sul tema della bellezza, è stato estrapolato anche il significato simbolico dell’intero spettacolo: “fummo una lo specchio dell’altra”. La chiusura è dedicata al ricordo, con un’attrice che prende la scena e legge le sue memorie di ritorno, 50 anni dopo, al campo femminile di Birkenau (la sceneggiatura è tratta da “Edith, la scelta”). Dopo lo struggente ricordo, le ballerine rientrano sul palco e l’attore che interpreta la memoria passa in mezzo a loro: chi di loro è realmente sopravvissuta urla al pubblico il suo nome e il campo a cui è sopravvissuta, mentre l’attore, passando accanto a coloro che non sono sopravvissute, ne fa memoria pronunciando gli stessi elementi. Lo spettacolo si chiude con la lenta camminata commemorativa delle ballerine e dei protagonisti che depongono con la mano sinistra un sasso a bordo palco fino a costruire un gruzzoletto di sassi (gesto ebraico per commemorare i defunti). Allo spettacolo concorrono 17 ballerine e 3 attori.
Il cast
Storie vere

“I Passi della Memoria” è uno spettacolo che si basa su storie vere di donne deportate, durante gli anni di arianizzazione, nei campi di sterminio del sistema nazifascita. Narra di storie reali e di donne italiane, così da sgombrare il campo rispetto all’idea che il fenomeno delle deportazioni sia stato un fenomeno esclusivamente tedesco. L’arte coreutica e la recitazione sono state mixate in un unico strumento artistico, molto simile al teatro danza, ma più intrecciato nella contaminazione fra stili e predisposizioni artistiche dei protagonisti. La convinzione degli autori è che tale stile possa essere veicolo verso lo spettatore di un messaggio di #manutenzionedellecoscienze, nella convinzione che la Memoria vada in ogni caso e in ogni tempo coltivata.

Colophon:

  • I Passi della Memoria è uno spettacolo prodotto da: Associazione culturale Violet Moon
  • in collaborazione con: Area Danza
  • da un'idea di: Riccardo Viviani
  • Direzione artistica e regia coreografica: Laura Avanzi
  • Sceneggiatura e ricerca storica: Emanuele Turelli
  • Studio dei personaggi: Andrea Pasini, Silvia Damiani, Chiara Bertuetti e Emanuele Turelli
  • Immagine, visual, photo e video editing: Andrea Pasini
  • Scene e coordinamento tecnico: Asd areAzione
  • Tour manager: Riccardo Viviani
  • Segreteria di produzione: Luisa Poletti e Claudia Ziliani
  • Promozione: Associazione culturale Violet Moon (tutti i diritti sono riservati)
     

 


“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l’indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.” LILIANA SEGRE

 

 


 

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